domenica 18 dicembre 2016

Intervista ad Antonio Lobusto

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MrFord: ciao Antonio, è tradizione del Saloon che gli intervistati rispondano per prima cosa ad una domanda alcoolica: quali sono i tuoi drinks preferiti? Cosa ordini nel momento in cui approcci un bancone come questo?  
Antonio Lobusto: prima di iniziare voglio ringraziarti  per lo spazio che stai offrendo a me e i miei lavori. Mi voglio complimentare con te per l’originalità del tuo blog. Davvero molto interessante.
Sinceramente  non vado pazzo per gli alcolici. Credo di aver bevuto qualche cocktail e un cicchetto di Rum in tutta la mia vita.
Normalmente ordino della birra, ma all’interno  del tuo ambiente potrei optare per qualcosa di più forte.


Ford: archiviate le fondamentali questioni alcoliche, ecco una domanda clamorosamente convenzionale: parlaci di te, del percorso che hai compiuto per giungere a Le formiche della città morta, di come è nata la passione per il Cinema. 
Lobusto: sin da piccolo passavo la maggior parte del tempo a guardare film, e in qualche  modo, dopo, mi piaceva ritrattare quelle scene e quelle storie nel mio piccolo angolo immaginario. In tutti questi anni non ho frequentato corsi o scuole di cinema. Credo che la mia formazione sia progredita fino ad oggi grazie all’interesse per il cinema, e solo negli ultimi 5 anni ho imparato a sviluppare una mia sfera critica riguardo a tale materia. Essenzialmente, mi considero un autodidatta del campo  anche se la base creativa è nata  dalla mia passione per la scrittura creativa, iniziando proprio dalla stesura di alcuni soggetti e sceneggiature.

Ford:
parlando di Cinema e di realtà italiana, come vedi la situazione attuale per i registi in cerca di un futuro in quest'ambito? Nello specifico, pensi che ci siano prospettive per campare di settima arte ad un livello più underground, oppure no?
Lobusto: io penso che il cinema italiano si stia risollevando  dopo anni di  “letargo”, nello specifico, parlo di innovazione e di sviluppo di progetti ambiziosi. In primavera abbiamo assistito  a un punto di svolta con titoli che hanno fatto davvero scalpore come l’inaspettato e sorprendente “Lo chiamavane Jeeg Robot” (il primo lungometraggio) di Gabriele Mainetti, che ho avuto anche la fortuna di conoscere; “Perfetti sconosciuti” dai canoni teatrali ed emozionali ,senza dimenticare l’avvincente e adrenalinico “Veloce come il vento”. Questi sono segnali importanti e mi auguro sia solo l’inizio di una grande rinascita per il cinema nostrano.  Il cinema undeground , al momento, nel nostro paese , rimane un genere di nicchia, abbastanza particolare ed esclusivo.  Io personalmente lo preferisco e amo “sperimentare”. Il cinema ha bisogno di rinnovarsi, e credo che debba farlo partendo da questo genere.

Ford: come sei arrivato alla creazione di A bag e Remind? Raccontaci il percorso, la realizzazione, qualche aneddoto più o meno curioso sulla loro realizzazione.
Lobusto: inizio da “ A BAG” , il primo cortometraggio che ho realizzato. Premetto che già anni fa, avevo intenzione di girare uno “short” ma non riuscivo a trovare la giusta idea. Sinceramente ebbi molte idee prima ancora di scrivere il suo script, ma queste erano fin troppo “buone” e ambiziose per quel che doveva essere il mio primo passo.  L’idea più semplice e più arguta  prese forma dopo la visione di “Following” (il primo lungometraggio di Nolan).  Per questo progetto chiamai Sante Diomede, Antonio Chiarelli, che sarebbero stati i personaggi principali;  e Graziano Accoto ,come direttore della fotografia e operatore del cortometraggio. La realizzazione è durata un pomeriggio, sfruttando fino all’ultima luce prima del crepuscolo, di un sabato di Febbraio. A parte il vento fastidioso, questa “primo” esordio non è andato male.  Circa 4 mesi dopo riunì quasi gli stessi con l’aggiunta di  Chiara Sansone , la quale  doveva interpretare uno dei personaggi centrali di questo nuovo progetto, che poi sarebbe diventato “REMIND”. È stato fantastico assaggiare i momenti più intimi del mare e tutte le sue sfumature.  Queste esperienze mi hanno insegnato molto, sia dal lato tecnico sia dal lato umano. Quando mi trovo sul set, cerco sempre di immedesimarmi in quelle storie e trasmettere il tutto agli interpreti, con la miglior semplicità di questo mondo.

Ford: la cosa che mi ha maggiormente colpito, scelta del "muto" a parte, è stata il ruolo centrale della camminata, dell'inseguirsi: cosa ti ha portato lungo questa strada?
Lobusto: uno dei miei tanti obiettivi, era quello di realizzare qualcosa di particolare e d’inaspettato attraverso un gioco di sguardi e dinamismo. “L’inseguirsi” e la distanza , senza un’interazione “diretta” , sono state scelte intenzionali quanto funzionali.
Il muto è stato un limite di produzione anche se  in seguito si è rivelato abbastanza utile per alzare il livello della suspence.


Ford:
come gestisci il rapporto con gli attori ed i tecnici? C'è una fase della realizzazione che non sopporti, o una che, invece, ti fa sentire come a casa?
Lobusto: gli attori e i tecnici sono stati sin da subito molto disponibili, e in seguito, si sono rivelati all’altezza della situazione.  Oltre alla disponibilità  ed alla pazienza, mi ha colpito molto l’impegno  professionale che hanno impiegato  nel corso delle riprese. Sinceramente preferisco le fasi  di sviluppo-lavorazione anziché quelle di post-produzione.
  Ford: i due corti non sono propriamente da "pensiero positivo": sei più il tipo da bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
Lobusto: mi reputo più un tipo da bicchiere mezzo vuoto. Preferisco sfruttare la sofferenza e tutta la gamma delle sensazioni negative o almeno quelle meno ottimistiche per creare qualcosa di veramente profondo ed emozionante. 

Ford: immagina di avere a disposizione un budget illimitato: che film vorresti realizzare? E quali attori sceglieresti come protagonisti?
Lobusto: domanda interessante. Se avessi a disposizione un budget illimitato, realizzerei  un solo tipo di film: quello capace di far provare dei brividi allo spettatore, per tutta la sua durata. Sarebbe bello. Ovviamente la sua fattibilità dipende dall’impiego delle migliori risorse, anche se, francamente, credo che in alcune circostanze, si possa realizzare un gran film anche con budget limitato. Passando agli attori, tra gli stranieri mi piacerebbe lavorare con Leonardo Di Caprio, Christian Bale, Edward Norton, Emma Stone e Nicole Kidman; mentre per gli italiani, sceglierei Pierfrancesco Favino, Elio Germano, Sergio Castellitto e Luca Marinelli. Tra le donne punterei sulla bella Valentina Lodovini e l’intrigante Greta Scarano.

 

Ford: chiudo con un'altra domanda ormai di rito del Saloon: un film italiano, uno straniero ed uno che associ a A bag e Remind che porteresti con te su un'isola deserta o in un bunker per proteggerlo dalla fine del mondo conosciuto.
Lobusto: questa è la domanda più difficile dell’intervista: in realtà ci sarebbero tanti film che porterei con me, ma se proprio devo scegliere
Film straniero: BLADE RUNNER
Film italiano:  NUOVO CINEMA PARADISO
Associati a Bag / Remind:   FOLLOWING/ MEMENTO


 
*Vorrei aggiungere che questi cortometraggi debbano identificarsi non solo attraverso il mio nome, ma anche con quelli di : SANTE DIOMEDE, ANTONIO CHIARELLI, GRAZIANO ACCOTO e CHIARA SANSONE perché senza di loro tutto questo non sarebbe stato possibile.

Grazie James, è stato un piacere rispondere alle tue domande.

A presto e buon lavoro!


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